di Lino DE MATTEIS
Il protocollo d’intesa “Terra d’Otranto: dalle radici il futuro” firmato, tre anni fa, dai sindaci dei tre capoluoghi Brindisi, Lecce e Taranto, dai presidenti delle rispettive Province e dall’Università del Salento, rappresenta uno straordinario e indispensabile strumento di concertazione per la programmazione dello sviluppo del territorio e della crescita dell’intera penisola salentina. Infrastrutture, ambiente, turismo, formazione, ecc. sono temi che non possono essere affrontati nelle gabbie dei localismi, ma che richiedono sinergie e visioni ampie e lungimiranti. La complessità programmatoria ha bisogno di sinergie e reti di “città intelligenti”, in grado di integrare i sistemi produttivi per accrescere la competitività delle imprese e l’attrattività dei territori. Per questo è fondamentale che il masterplan previsto dal protocollo d’intesa, e sul quale oggi si farà il punto a Taranto, veda al più presto la luce in modo da poter coordinare e orientare utilmente gli investimenti pubblici e privati, che non possono essere persi o sperperati per soddisfare campanilismi e interessi individuali.
Negli ultimi decenni il Salento ha provato più volte a mettersi sulla strada virtuosa della collaborazione istituzionale, ma mancando sempre l’appuntamento con l’ultimo miglio. L’esperienza passata ha dimostrato che la concretizzazione dei buoni propositi, per non restare pura enunciazione, ha bisogno di “cabine di regia” permanenti di confronto, elaborazione e proposta, che supportino le scelte dei singoli enti e le rendano compatibili con una visione organica e condivisa. È questa la sfida più importante che hanno di fronte gli attuali amministratori per dare continuità alla loro pregevole iniziativa di aver dato vita al protocollo d’intesa: trasformare il “tavolo interistituzionale”, previsto dal protocollo stesso, in uno strumento di consultazione permanente, sottraendolo all’incertezza dell’inevitabile avvicendamento elettorale ai vertici degli enti locali.
L’elaborazione del masterplan con la definizione di un piano strategico e l’indicazione delle priorità, oltre che di un’intesa politica, che per ora regge, presuppone anche una consapevolezza culturale diffusa che le sfide della complessità si combattono e si vincono insieme. E la penisola salentina, per la sua stessa conformazione geografica, è un terreno ideale per coltivare questa consapevolezza. Dai trasporti, al turismo, all’ambiente, alla formazione universitaria ecc. le interconnessioni tra le tre province sono già tante, e sono nei fatti, ma altre sono davanti e non bisogna lasciarsele sfuggire, come i Giochi del Mediterraneo del 2026, che non riguarderanno solo Taranto, ma metteranno alla prova il sistema complessivo di accoglienza anche con Brindisi e Lecce. Sarà questa la principale cartina di tornasole della volontà di collaborare concretamente, presentandosi con un unico biglietto da visita del “sistema Salento”. Non basterà rifare il look agli stadi, bisognerà mettere a punto il sistema dell’accoglienza lavorando già da adesso.
Il masterplan, che si sta allestendo, dovrà essere la piattaforma comune per dare una svolta anche alle infrastrutture della mobilità. I problemi delle reti viarie, ferroviarie, portuali ed aeroportuali non riguardano solo i comuni o le province dove fisicamente ricadono, ma, per loro natura, interessano tutto il territorio circostante: il completamento della 275 Maglie-Leuca non riguarda solo la provincia di Lecce, il completamento della 7ter bradanico-salentina Taranto-Lecce non riguarda solo le province di Lecce e Taranto, il raccordo ferroviario dell’aeroporto del Salento non riguarda solo Brindisi, ecc. perché è evidente che un sistema di interconnessioni efficiente agevola sia la mobilità locale che quella turistica. I problemi ambientali che riguardano in particolare Taranto col siderurgico e Brindisi con la centrale a cardone di Cerano, si ripercuotono anche sulla provincia di Lecce. Così come pure, dopo la devastazione della xylella, occorrerebbe una concertazione per la rigenerazione agricola, in modo da conservare un’identità comune al territorio.
Bisogna fare presto per non lasciarsi sfuggire le occasioni, che pure ci sono. La necessità di una programmazione strategica tra Brindisi, Lecce e Taranto appare più che mai necessaria e urgente, per esempio, per la gestione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per non disperderli in una serie infinita di minuscoli progetti locali, ma incanalarli in opere infrastrutturali che possono realmente modernizzare il volto del Salento e migliorare la sua efficienza di hub commerciale nel Mediterraneo. Il masterplan, contemplato nel protocollo d’intesa, non deve restare solo un esercizio accademico o un libro dei sogni, ma deve diventare uno strumento operativo e concreto di azione politica per imporre le priorità che sceglie il territorio ai tavoli che decidono a Bari come a Roma o a Bruxelles. L’unione fa la forza. Un compito non facile, ma il rettore Fabio Pollice, i sindaci Carlo Salvemini, Riccardo Rossi, Rinaldo Melucci e i presidenti di provincia, lo stesso Melucci, Antonio Matarrelli, Stefano Minerva sono sulla buona strada … non abbandonino all’ultimo miglio!


















