Il Salento nella Tabula Peutingeriana
  • Come e da chi è stato assegnato il nome a questo territorio. Sul toponimo Salento ci si sofferma in una curiosità contenuta ne IL GRANDE SALENTO DA SCOPRIRE Un viaggio insolito nel Tacco d’Italia attraverso quindici itinerari tematici, il volume curato da Lino De Matteis, per le Edizioni Grifo, in vendita nelle edicole di Brindisi, Lecce e Taranto in abbinata col “Nuovo Quotidiano di Puglia” (208 pagine a colori ad euro 8,80 + il prezzo del quotidiano).

Il nome “Salento” significa “terra circondata dal mare”. Lo storico greco Erodoto, parlando delle vicende dei cretesi che si stabilirono qui, scri­veva che «da cretesi divennero japigi messapi e da isolani continentali». Il passaggio da “iso­lani” a “continentali” è evidente, ma l’uso per la prima volta del termine “messapi” e il suo ac­costamento a “japigi”, con cui si indicavano gli abitati del Capo Japigio (Capo di Leuca), ha il significato di “abitanti tra due mari”. I romani chiamavano “sallentini” gli abitanti delle paludi acquitrinose che si estendevano intorno al Gol­fo di Taranto, verso sud, e lo scrittore latino Pli­nio il Vecchio ci ricorda che «Salento in messa­pico significa “mare”». Secondo lo storico greco Strabone, il toponimo deriverebbe dal nome dei coloni cretesi che qui si stabi­lirono, chiamati “Salenti” in quanto originari della città di Salenzia. L’ipotesi del letterato romano Marco Terenzio Varrone, invece, è quella di un’alleanza stipu­lata “in salo”, ovvero in mare, fra i tre gruppi etnici che popolarono il territorio: cretesi, illiri e locresi. Secondo una leggenda, infine, il termine deriverebbe dal re Sale, mitico re dei messapi, un cui nipote, il re messapico Malennio, figlio di Dasumno, avrebbe fondato Sybar (primo nome della località costiera di Roca, che significa “Città del Sole”), nonché Lyppiae (l’attuale Lecce) e Rudiae.