Nico Lorusso, il giornalista dell’Ufficio stampa della Regione Puglia accusato di concorso in rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della Protezione civile della Regione Puglia, ha lasciato gli incarichi che ricopriva nell’Assostampa di Puglia, in quanto componente della Consulta sindacale e fiduciario pugliese della Casagit, la Cassa mutua dei giornalisti. In precedenza il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Piero Ricci, aveva segnalato al Consiglio di disciplina territoriale il caso del giornalista indagato per le cimici in alcuni uffici della Regione. L’invito al Consiglio di disciplina è quello di acquisire elementi utili per l’avvio di un eventuale procedimento disciplinare a carico dell’iscritto.
La vicenda Il 12 gennaio scorso la Guardia di Finanza di Bari ha eseguito una perquisizione disposta dalla Procura nei confronti del giornalista Nico Lorusso, redattore del servizio stampa della Giunta regionale della Puglia. «Il provvedimento – ha spiegato la Procura – è finalizzato all’acquisizione di elementi probatori utili alla compiuta identificazione di un pubblico ufficiale che avrebbe rivelato al redattore l’esistenza di dispositivi di captazione ambientale in uffici della Regione Puglia in uso a Mario Antonio Lerario». Lorusso, secondo i magistrati, sarebbe dunque stato informato da un pubblico ufficiale, in corso di identificazione, di cimici installate in tre stanze degli uffici della Regione Puglia e – come emerge da una intercettazione ambientale – lo avrebbe comunicato all’ex capo della Protezione civile Mario Lerario, in carcere dal 23 dicembre per corruzione. Nel decreto di perquisizione, eseguito su disposizione del procuratore Roberto Rossi e dell’aggiunto Alessio Coccioli, c’è questa intercettazione ambientale nell’ufficio di Lerario, del 3 settembre 2021: «Il decreto che disponeva la faccenda – dice Lorusso a Lerario – che una manaccia me l’ha dato… me lo ha fatto leggere… disponeva qui… e non ho capito bene in quale altro… quale altra stanza… boh». I finanzieri hanno perquisito la casa, l’ufficio nella Regione e l’auto del giornalista, sequestrando supporti informatici, pc e telefoni cellulari «al fine di verificare – si legge nel decreto – se nei giorni precedenti rispetto al rinvenimento delle cimici, Lorusso abbia intrattenuto chat o effettuato chiamate voip con individui che, come dichiarato nel corso della conversazione, gli abbiano fatto leggere il decreto dispositivo delle intercettazioni ambientali in tre stanze».


















