Otto Hofmann, Infraspaziale1937

Stefania CAROFALO

Le opere dell’artista tedesco Otto Hofmann (1907-1996) sono esposte nelle sale della Fondazione Biscozzi|Rimbaud al civico 4 della piazzetta Giorgio Baglivi a Lecce. La mostra è visitabile sino al 14 settembre 2025, da martedì a domenica dalle ore 17:00 alle 21:00

Otto Hofmann. L’immaginario e il reale. Dal Bauhaus un artista libero. Opere 1930-1954 è il titolo completo della decima esposizione che la Fondazione pianifica dal 2021.

La cura della mostra è di Paolo Bolpagni, ex direttore e attuale componente del comitato scientifico del museo ospitante e da Giovanni Battista Martini, curatore dell’archivio dell’artista.

Il vissuto di Hofmann è assai lungo e complesso e una selezione dei suoi lavori, sono esposti nelle sale in ordine cronologico e raggruppate secondo tre periodi particolari della sua vita.

La prima sala ci accoglie con le opere dipinte negli anni Trenta del secolo scorso: sono quelle realizzate a olio e acquerello dopo aver concluso il ciclo di studi sia al Hochschule für tecnik (università di tecnologia) nel 1928, sia al Bauhaus di Dessau in Germania nel 1931, nelle quali è riconoscibile l’influenza dei suoi docenti di pittura Vasilij Kandinskij e Paul Klee e gli altri insegnamenti e tecniche acquisite, evidenti attraverso la cura per tutti gli elementi che compongono i suoi lavori.

Il Bauhaus forniva agli studenti un piano di studi che aveva il fine di rendere l’architettura funzionale e moderna come frutto della fusione tra arte e artigianato, attraverso laboratori che coprivano numerose attività didattiche, artistiche, artigianali e filosofiche.

Basta attraversare la soglia e ci ritroviamo nel periodo storico più difficile della vita di Otto Hofmann: gli anni compresi tra il 1940 e il 1946. Sono gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale. Hofmann è arruolato nelle truppe del corpo di difesa denominato Wermacht e inviato prima in Francia poi in Grecia e infine in Russia, dove è stato prigioniero nei campi di detenzione sino al 1946.

In questa drammatica esperienza, Otto scrive lettere su sottili fogli di carta sui quali disegna quel che vede con la precisione di uno schizzo architettonico colorato con acquerelli ed è mirabile come l’accostamento dei colori sia così gioioso. Questi disegni a corredo, sono indispensabili per non arrendersi alla cupa realtà e per manifestare la sua lucidità mentale ai destinatari.

Nella stessa sala, si accostano le piccole fotografie in bianco e nero scattate nel campo di prigionia e nonostante la tragicità dei soggetti, la composizione è perfetta.

Terminata, la guerra inizia per lui un periodo di grande attività, di qualche fuga e di molti viaggi. Ha vissuto con intensità molti luoghi, dove spesso ha aperto i suoi atelier, ed è forse questo il motivo che lo ha spinto a dipingere prevalentemente su carta o su faesite. Ed eccoci ad ammirare nell’ultima sala queste opere realizzate dal 1946 al 1954. Viaggiare gli ha dato l’opportunità di conoscere altri artisti e di arricchire il suo sapere con lo scambio reciproco di idee e filosofie di vita.

Un ottimo strumento di approfondimento per conoscere il longevo artista che ha scelto Pompeiana, un comune in provincia di Imperia, per trascorrere gli ultimi anni della sua vita, è il catalogo della mostra, edito da Dario Cimorelli, composto da 125 pagine, è scritto in italiano, francese e inglese. Dominique Rimbaud, presidente della Fondazione, svela il profumo della mostra nell’Introduzione, seguono il saggio di Paolo Bolpagni L’arte di Otto Hoffman dalla formazione al Bauhaus all’astrattismo degli anni cinquanta, il saggio di Giovanni Battista Martini Otto Hofmann tra immaginario e reale, le immagini delle opere esposte, la biografia dell’artista e le mostre personali.

Stefania CAROFALO
Architetto che ama l'Arte e le parole