Gentili Signori,
siccome nessuno si degna di rispondere ai miei appelli per farmi sapere se ho toccato le corde della sensibilità, continuo il monologo indirizzandolo al vento, utile a impollinare i fiori. Chissà…
Suggerisco vivamente di ri-vedere con estrema attenzione la puntata del 25 u.s. di “Quante storie” il cui invitato principale è stato il prof. Stefano Boeri, autore di Urbania (Ed. Laterza), ideatore del bosco verticale a Milano. La sintesi dell’autorevole intervento è questa: a Milano si stanno portando avanti realizzazioni progettuali sul verde pubblico, la riforestazione urbana (ormai indispensabile!) e tanto altro per cancellare l’anidride carbonica (CO2) nell’aria, entro una superficie grande quanto Lecce, pur avendo un clima pessimo che tutti noi conosciamo. Ma sta diventando una sfida a colpi di progetti innovativi.
Questa città di Lecce che è stata dotata di sole, terra buona e acqua (sotterranea) fa tutto il contrario: copre col bitume le aiuole (via Taranto) e le lascia vuote (via Valesio) o incolte (viale S. Nicola) o zozze di rifiuti e di escrementi.
Qual è la differenza? Soltanto la presenza a Milano di Stefano Boeri, urbanista?
E da noi, quindi, assenza di paesaggisti, opinionisti, osservatori, giornalisti, ambientalisti? Vi è un ago nella bilancia che oscilla e segnala parole chiave come competenza/incapacità, passione/l’indifferenza, capacità/incapacità, spirito di servizio e mancanza di politica, incapacità di fare politica, di saperla fare, in questo caso, ambientale.
Il prof. Boeri parla addirittura di città minerale e di città vegetale. Incredibile. Quasi quasi somiglia più a un extraterreste che a un nostro simile. E qui a Lecce, grande quanto un quartiere milanese, chi scrive deve sollecitare, piatire, pregare come ai tempi medievali il servo faceva al signorotto, un poco di acqua per dissetare le piante (che la implorano) delle aiuole di via Leuca!
Non ho parole. Sbaglio se definisco ciò vergognoso?
Chi mi legge me le può suggerire?
Buona giornata
Rossella Barletta