Per un millennio la “Terra d’Otranto” è stata una regione storico-geografica che raccoglieva unitariamente i territori delle attuali tre province di Brindisi, Lecce e Taranto, oggi identificate con l’espressione “Grande Salento”. È interessante rinfrescarci la memoria sulla storia di questa terra con le definizioni e le ricostruzioni della sua esistenza che ne fanno l’Enciclopedia Italiana Treccani e l’Enciclopedia libera sul web Wikipedia.

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TRECCANI

Terra d’Otranto – È la parte estrema della regione pugliese, che si allunga fra il Mare Adriatico, il Canale d’Otranto e il Mare Ionio a formare il cosiddetto “tallone d’Italia” e prende il nome dalla città di Otranto, che vi ebbe sia nell’antichità sia nell’alto Medioevo grande importanza e fu sede del governo bizantino, ai cui tempi risale appunto la prima denominazione di “Terra d’Otranto”. Dei tre giustizierati in cui da Federico II fu divisa la Puglia, il più meridionale costituì naturalmente la Terra d’Otranto; esso abbracciava tutta la Penisola Salentina e una parte della regione delle Murge, estendendosi a NO. fino al Bradano e includendo quindi anche il territorio materano. Press’a poco con tali limiti questa circoscrizione fu conservata sotto gli Angioini, i Durazzeschi e gli Aragonesi. Durante il dominio spagnolo, nel 1663, il territorio di Matera fu tolto alla Terra d’Otranto e assegnato alla Basilicata. Dal 1663 fino al 1923, salvo le innovazioni di breve durata apportate dalla repubblica partenopea, la Terra d’Otranto conservò pressoché invariati i suoi confini, che nell’uso comune si facevano coincidere con quelli amministrativi della provincia di Lecce. Proprio da ciò è derivato che, in seguito alle due amputazioni recentemente subite dalla provincia di Lecce del territorio tarantino prima (1923) e del territorio brindisino dopo (1927), anche l’espressione “Terra d’Otranto” è stata oggi dai più portata a designare solo la parte mediana e meridionale della Penisola Salentina.

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WIKIPEDIA

La Terra d’Otranto è una regione storico-geografica dell’Italia meridionale, nonché un’antica circoscrizione amministrativa, prima del Regno di Sicilia, poi del Regno di Napoli e successivamente del Regno delle due Sicilie. Divenuta parte del Regno d’Italia, fu definitivamente smembrata nel 1927.

Il territorio

Fin dall’XI secolo, hanno formato parte integrante della Terra d’Otranto i territori delle odierne province di Lecce, Taranto e Brindisi (con l’eccezione di Fasano e Cisternino) e il territorio di Matera fino al 1663, quando questa città fu dichiarata capoluogo di Basilicata con decreto di Filippo IV di Spagna. Le principali città erano Otranto, Taranto, Matera (fino al trasferimento in Lucania come unico Capoluogo), Lecce, Brindisi e Gallipoli.
Dopo il 1663, la Terra d’Otranto si estendeva per circa 140 km dalla soglia messapica e la Valle d’Itria situate a Nord, fino a Santa Maria di Leuca a Sud, e mediamente per circa 40 km tra il Golfo di Taranto ad Ovest ed il Canale d’Otranto ad Est. Confinava a Nord con la Terra di Bari, ad Ovest con la Basilicata, a Sud con il mar Ionio e ad Est con il mare Adriatico. Conteneva quindi l’intera penisola Salentina, compresa una parte notevole della Murgia dei Trulli (la cosiddetta Valle d’Itria), e il territorio delle gravine ioniche, che dall’Alta Murgia declina verso il Mar Ionio.

 La storia

Dal giustizierato normanno al governatorato spagnolo
Costituito in giustizierato dai Normanni, il territorio mantenne tale assetto organizzativo durante tutto il Regno di Sicilia ed il successivo Regno di Napoli, quantunque a partire dall’epoca aragonese i giustizieri furono sostituiti con altri funzionari regi, mentre i distretti territoriali del Regno vennero chiamati, più semplicemente, province.
Anche se il giustizierato fu titolato a Otranto, la città del Canale non riebbe più il ruolo politico e amministrativo che aveva nel periodo bizantino, pur conservando il prestigio arcivescovile. Già verso la fine del XII secolo assunsero notevole rilievo le varie signorie feudali in cui fu organizzato il territorio, finché nel XV e XVI secolo Lecce si affermò come indiscussa capitale politica e amministrativa non solo della Terra d’Otranto ma per alcuni periodi anche dell’intera Puglia, diventando una delle più ricche, popolose e culturalmente vive città mediterranee.
In particolare, mentre nelle altre province del Regno gli Aragonesi istituivano le Regie Udienze Provinciali, tribunali con giurisdizione civile e criminale, con a capo un Governatore Provinciale, in Terra d’Otranto Raimondo Orsini del Balzo istituì nel 1402 a Lecce un Tribunale feudale con ampi poteri, il Concistorium Principis. Dopo la morte nel 1463 di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, ultimo Principe di Taranto e Conte di Lecce, tornata Lecce città demaniale, Ferrante d’Aragona trasformò il Concistorum Principis in Sacro Regio Provincial Consiglio Idruntino, vi pose a capo il figlio Federico con la carica di Luogotenente Generale Provinciale e conferì ad esso autorità pari a quella del Sacro regio consiglio di Napoli, perché – come questo – fu composto da Consiglieri regi e in grado di emettere sentenze inappellabili con giurisdizione extra-provinciale, estendendosi inizialmente sull’intera Puglia e fino al 1584 sulla Terra di Bari.
A partire dal 1503 sotto gli Spagnoli, pur mantenendo immutate composizione e giurisdizione, il tribunale inizierà ad appellarsi Sacra Regia Udienza (dove il termine sacra rimase a testimonianza dell’antica investitura aragonese) con a capo – come per le Regie Udienze delle altre province – un Governatore Provinciale (detto anche Viceré Provinciale o Preside).

Dalla riforma napoleonica allo smembramento della provincia
Con la legge 132 del 2 agosto 1806 Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno, varata l’8 agosto di quell’anno, Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese e soppresse ciò che restava del sistema dei giustizierati. La provincia, a cui capo era posto un intendente, era suddivisa in successivi livelli amministrativi gerarchicamente dipendenti dal precedente. Al livello immediatamente successivo alla provincia individuiamo i distretti che, a loro volta, erano suddivisi in circondari.
Negli anni successivi (tra il 1806 ed il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d’istituzione delle province con la specifica dei comuni che in esse rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia. I circondari erano costituiti dai comuni, l’unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ai quali potevano far capo i villaggi, centri a carattere prevalentemente rurale.
La provincia di Terra d’Otranto manteneva senza modifiche il suo assetto territoriale, comprendendo quattro distretti, classificati in base alle funzioni e al numero degli abitanti. Di prima categoria erano i distretti di Lecce e di Taranto, di seconda quello di Mesagne (nel 1814 rinominato in distretto di Brindisi), di terza quello di Gallipoli (costituito nel 1814, scorporando 14 circondari dal distretto di Lecce). Il numero totale dei circondari nella provincia era 44.
Dal 1º gennaio 1817, sotto il Regno delle Due Sicilie, l’organizzazione amministrativa venne definitivamente regolamentata con la Legge riguardante la circoscrizione amministrativa delle Province dei Reali Domini di qua del Faro del 1º maggio 1816. I Borboni mantennero sostanzialmente lo stesso assetto napoleonico, limitandosi ad apportare qualche variazione territoriale dei circondari, istituendo nuovi comuni e declassandone altri al rango di villaggi senza autonomia amministrativa.
La sede degli organi amministrativi era ubicata a Lecce nel palazzo dei Celestini attuale sede della prefettura.

Soppressione della provincia di Terra d’Otranto
Dopo l’unità d’Italia, la Provincia di Terra d’Otranto fu chiamata anche di Lecce, e il suo territorio fu diviso nei quattro circondari di Lecce, di Gallipoli, di Brindisi e di Taranto.
Nel corso del XX secolo, il territorio della storica provincia sarà smembrato con l’istituzione, nel 1923, della provincia dello Jonio e, nel 1927, della provincia di Brindisi (alla quale furono aggregati due comuni, Fasano e Cisternino, già appartenenti alla Terra di Bari).

Stemma
Lo stemma raffigura un delfino guizzante che ha in bocca la mezzaluna islamica, simbolo dell’Impero Ottomano.
La mezzaluna fu inserita dopo la cacciata degli islamici ad opera di Alfonso d’Aragona, figlio di Ferdinando I Re di Napoli avvenuta nel 1481, un anno dopo la Battaglia di Otranto e la caduta in mano nemica.